Luis Buñuel non ha certo bisogno di presentazioni. Grazie a quest'uomo di levatura universale (un artista a trecentosessanta gradi) è nato il cinema surrealista, un cinema che è riuscito a trattare i temi dell'irrazionalità e dell'inconscio con originalità e innovazione. Dopo il periodo di sperimentazione dei primi anni, Buñuel riesce a sfornare dei titoli divenuti in seguito delle vere e proprie pietre miliari del patrimonio cinematografico. Tra questi troviamo El Angel Exterminator del 1962, girato dal regista durante il "periodo Messicano". Il film è una rappresentazione grottesca dei comportamenti umani e del contesto sociologico in cui ognuno si relaziona, un'analisi intelligente sull' individuo. Ispirato da un'opera teatrale di Josè Bergamin, il film racconta di un gruppo di persone appartenenti all'alta borghesia che si ritrovano ad una cena. Dopo vicende alquanto bizzarre, la serata non sembra volersi concludere: al momento del congedo nessuno riesce a lasciare la sala. Volutamente scarno di scenografie, l'opera raggiungerà nel corso della storia un'apice di tensione insolito, grazie ad una sceneggiatura magistrale la trama prendendera direrezioni davvero inaspettate. Molti critici affermano che questo film si rivolge con particolare attenzione alla ricca borghesia (soggetto molto caro a Buñuel), bisognerebbe d'altronde non limitare le considerazioni solo a quel ceto sociale, ma trasporre ogni analisi generalmente ad ogni uomo comune. Se da una parte è vero che si vuol evidenziare i comportamenti raffinati
e cerimoniosi di queste persone, con i loro modi pieni di belle
maniere, dall'altra parte emergono caratteri fatti di pettegolezze,
perversioni e cattive intenzioni.
Personaggi più o meno fragili che si ritrovano a vivere i loro mondi in un luogo solo, la casa. Nessuno di loro emerge da questo contesto sociale, perchè ognuno si indentifica egoicamente con quel modo di essere specifico. Lo spettatore sarà sempre più incuriosito dalla vicenda, meravigliato del fatto che nessuno dei personaggi riesca a trovare la volontà di andarsene. Inutile cercare la soluzione in complesse analisi psico-sociali. Possiamo anzi intravedere il motivo che frena inconsciamente ogni partecipante nei comportamenti del proprio Io, che prevale e offusca ogni intenzione personale. La casa diviene una prigione simbolica della mente stessa. Noi o loro, nessuna differenza, poichè per vivere senza configurazioni prestabilite, liberi da abitudini e convenzioni, non possiamo fare a meno dalla cultura individuale. E'
lecito chiedersi se tutto questo sia pura illusione, ma veniamo smentiti
dalle preoccupazioni dei parenti che, dall'esterno dell'abitazione
tentano invani di entrare in casa. Il tempo passa inesorabile, e la situazione si fa sempre più opprimente. Il dilemma è dentro questa sfera magica che non può essere dischiusa da fuori, solo una presa di coscienza della natura indivuduale potrà liberarli. Intriso di simbolismi, questo è un film che ci riguarda da vicino. Buñuel col suo umorismo tagliente ci dice sapientemente come siamo e come ci comportiamo nella vita con noi stessi e con gli altri. E se un giorno dovessimo arrivare alla liberazione, dobbiamo stare attenti a non ricadere nell'oblio. Tutto potrebbe ripetersi nuovamente, magari sull'aspetto che reputiamo meno pericoloso, l'istruzione religiosa. Solo l'innocenza di un agnello può mostraci metaforicamente l'indifferenza ed il coraggio per superare questi ostacoli: inerme alle passioni umane, non si lamenterà sull'altare del sacrificio, perchè il giudizio e la falsa moralità sono solo un'invenzione umana.
Scena memorabile: le pecore sotto al tavolo...

E' una delle vette del cinema bunueliano. Commedia nera e tragica con la quale Bunuel sferra l'ennesimo attacco umiliante alla borghesia ed alla chiesa, lasciando lo spettatore senza parole
RispondiEliminaSi e' vero, Bunuel riesce a rendere cio' che e' ordinario qualcosa di estremamente imprevedibile e irrazionale. Anzi a mio parere la ragione c'e' e come, ma il percorso che lo spettatore deve seguire non e' logico, bensi' sensoriale e quindi intuitivo.
RispondiEliminaPer quanto riguardo l'attacco alla borghesia ed alla chiesa, condivido in parte. Come ho scritto nella mia personalissima recensione, Bunuel era un anconvenzionalista per eccezione...ma non dobbiamo limitare i messaggi contenuti nei suoi film (il fascino discreto della borghesia su tutti) solo ad un attacco alla classe sociale, bensi' a come l'individuo può cambiare se costretto a inventare se stesso. Un ricco, un prete, un povero, che differenza fà?
Ho trovato questa recensione molto interessante, sopratutto ho letto finalmente delle considerazioni diverse dal solito. Ti seguo volentieri, Bel blog!
RispondiElimina