News 29 Dicembre



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 Recensioni

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Un borghese piccolo piccolo




Mario Monicelli è stato uno di quei registi che hanno contribuito a far conoscere al mondo la commedia all'italiana. Grazie a quest' uomo abbiamo goduto nelle sue opere di uno humor spontaneo e brillante, caratterizzato spesso da venature neorealiste che mostravano la società italiana. Nella vita personale, Monicelli era dichiaratamente ateo e comunista, e questo a differenza di altri, non ha in alcun modo delineato fermamente la sua comicità. Anzi, egli riusciva intelligentemente a comunicare per mezzo dell'immagine quello che voleva in misura imparziale e diretta. Il successo ampiamente meritato è il risultato proprio di questa sua caratteristica comunicabilità condita dal suo umorismo originalissimo. Film come L'armata Brancaleone, I soliti ignoti e Amici miei hanno segnato per sempre la storia del cinema. Ma nel 1977, in piena maturità artistica, qualcosa cambia. Monicelli, ispirato da un romanzo di poco conto, si presenta al pubblico con un film del tutto imprevedibile. Uno stile diverso, irriconoscibile rispetto ad altre sue opere, un dramma puro con qualche venatura da commedia nera. Un borghese piccolo piccolo rappresenta il declino storico della commedia all'italiana, ma anche l'inizio di un modo nuovo di cogliere la realtà sociale: individuo,, politica, lavoro. Uno sguardo a quello spaccato d'Italia durante gli anni di piombo per raccontare una storia comunissima: quella di un semplice impiegato d'ufficio che vive per aiutare il figlio a costruirsi la carriera. 






La scelta di puntare sul grande Albertone per interpretare il ruolo di Giovanni Vivaldi è a dir poco esemplare. Questo film è la prova pienamente convincente, che anche il comico romano può definirsi completo in qualità d'attore, riuscendo a manifestare caratteristiche da tragedia anche con quel suo inconfondibile sarcasmo. Per comprenderne il personaggio, Monicelli ci fornisce un grosso indizio nella primissima sequenza del film. Con la scena d'apertura (lui che uccide con freddezza il luccio appena pescato) si assiste fin da subito al comportamento cinico che ha Giovanni. Ed è una chiave importante, perchè ci fa capire qual'era (ed è tutt'ora) l'atteggiamento comune verso il prossimo nella società. Per Monicelli questa scena è stata la metafora ideale per mostrarci come la vita può essere facilmente beffata da false moralità. Questo è il senso su cui viene costruita tutta la struttura del film. Ma poco importa all'Italia, che fa della propria cultura una mescolanza di corruzione e capitalismo. Chiunque come Giovanni, sarebbe disposto a tutto per un futuro sicuro da dare al figlio. Qualcuno sarebbe disposto persino ad entrare nella massoneria pur di far consolidare la sua carriera! E se nella prima parte del film tutto è colorato da note brillanti, basta un inconveniente per ribaltare velocemente la situazione. Non cercate di fare i moralisti, in Un borghese piccolo piccolo non vi sarà permesso. E Monicelli ha ragione: la società è una strana giungla dove capita di tutto! Se poi qualcuno dovesse subire un'ingiustizia si deve rassegnare, nessuna autorità potrà vendicarvi. E questo è possibile. Tutto si inverte, ed anche l'uomo più buono del mondo potrebbe essere sopraffatto dalla disperazione. La natura dell'uomo è convulsa si sa. Un film intenso, semplice e sincero che punta al cuore della gente.







Scena memorabile: l'iniziazione alla loggia massonica!

I diabolici



Henri-George Clouzot è stato uno dei più interessanti cineasti del cinema francese, soprannominato in seguito a questo film l'Hitchcock d'oltre Manica. Fra gli anni quaranta e cinquanta intensifica la sua produzione con opere di altissimo livello, ma sarà solo dopo il '54 che viene riconosciuta la sua grande abilità di regista e sceneggiatore con il film Les diaboliques. A cavallo fra il genere thriller e noir, il film di Clouzot sbanco' i botteghini di tutto il mondo grazie ad una delle trame più intriganti di sempre. Tratto da un romanzo francese non molto noto, il film conduce lo spettatore attraverso un diabolico piano escogitato dall'amante e dalla moglie di un direttore di collegio. Le due infatti, dopo aver subito entrambe le violenze di quest'uomo decideranno in corso d'opera di farsi giustizia da sole. La moglie del direttore, Christine (interpretata dalla consorte del regista Vera Clouzot), verrà persuasa a pianificare l'omicidio del marito da Nicole (Simone Signoret), la vera mente diabolica del film. La vendetta si rivelerà un gioco malizioso tutto da svelare, lo spettatore non ci metterà molto ad immedesimarsi nel ruolo di investigatore grazie ai continui colpi di scena. Christine differisce molto da Nicole, sia nell'aspetto che nel carattere. Bionda, ingenua e fragile la prima, mora,scaltra e cinica l'altra. L'unica cosa che le lega sono il lavoro e le violenze subite dall'uomo. Clouzout ci tiene a delineare questa differenza: per come ci ha abituati, nei suoi film l'ingranaggio che muove la macchina è sempre l'individuo più crudele e determinato. Gli altri inevitabilmente subiscono tale forza e vivono le conseguenze.







Sarà durante il film che ci renderemo conto dei caratteri diametralmente opposti delle protagoniste, brave come non mai nel mostrarci le loro debolezze e i loro timori. Per Clouzot l'omicidio non è macchiato di sangue, ne di un' arma in particolare: basta la mente umana ad agire nei confronti dei propri sentimenti. L'unica chiave che ci suggerisce qualcosa in tutta la vicenda è l'acqua. L'acqua non ha voce, affoga i timori (di Christine e Nicole) e nasconde ogni prova. Curiosamente nessun regista prima di Clouzot aveva pensato all'acqua come elemento in grado di dare la vita e toglierla. E questo è significativo, poichè la violenza non si materializza mai, passa attraverso vie interne e si nasconde nelle viscere più torbe. Il truce teatro cresce specialmente dietro le mura del college, metafora dell'oppressione e delle paure nata dalle violenze del direttore. I bambini studiano e giocano ignari delle beghe di questi pazzi adulti, complessi organismi tutti da scoprire. Soltanto quando le due complici decideranno di mettere in atto i loro piani, veniamo catapultati in campagna dove si consumerà l'omicidio. Les Diaboliques è un film intelligente, realistico, cattivo e freddo come l'acqua di un lago (o di una piscina...). Come può non affascinare ciò che è diabolico? Chiunque ne venga attratto vive a spese proprie quella grandissima qualità che è l'ingegno. Lo spettatore ha il ruolo più entusiasmante, ma si ricordi bene a mente la nota finale del film: "Non siate diabolici! Non distruggete l'interesse che i vostri amici potrebbero nutrire per questo film. Non raccontate loro quello che avete visto. Grazie per loro."





Scena memorabile: Il colpo di scena della vittima nella vasca da bagno.....