Dead man, quinta produzione dell'anticonvenzionale per eccellenza Jim Jarmush, viene ingiustamente considerato dalla critica un western atipico. La percezione che si ha già dai primi minuti non è quella di trovarsi di fronte a qualcosa che rispecchia l'etica western nelle sue mutazioni, da John Ford a Sergio Leone, da Arthur Penn a Sam Peckinpah, bensì quella di mettersi alla prova verso un lungo e affascinante viaggio. Un road-movie quindi, un viaggio da intraprendere fisicamente, da sperimentare in ogni sua sfaccettatura, verso una meta ignota, verso il trapasso. Bisogna ricordare poi la scelta strategica da parte del regista di
girare la pellicola in bianco e nero e di sfumare il tutto con i graffi
elettrici della chitarra di Neil Young, un capolavoro, la narrazione assume un aspetto magico e surreale, pare d'essere esenti dal tempo. La storia è ambientata nell'America settentrionale del tardo ottocento ed il protagonista, un certo William Blake (strepitosa interpretazione di Johnny Depp) sta inseguendo le proprie certezze (un certificato d'assunzione gli garantirebbe un lavoro nella cittadina di Machine) a bordo di un treno, metafora dello scorrere dell'esistenza.
A Blake capiterà qualche inconveniente che lo avvicinerà all'incontro con la sua via iniziatica, il bizzarro indiano Nessuno, personaggio dalle tinte virgiliane e guida (indipendente delle intenzioni dello stesso Blake) verso l'esperienza mistica. L'avanzamento graduale nella Natura fra boschi e passi innevati, ed i costanti riferimenti simbolici caratterizzati da una splendida fotografia conferiscono a Dead man un fascino etereo, proprio come le poesie dell'omonimo poeta inglese. Le situazioni grottesche che caratterizzano quest'opera sono tratti tipici di Jarmush, artista eclettico e provocatorio, colui che riesce a paragonare la vita al Far West per la crudezza naturale con cui si mostra. Noi assistiamo a questo viaggio dai finestrini di quel treno, fuori nelle praterie i bisonti vengono sterminati a decine dai cowboy, si avvicina il macchinista e chiede "Come mai il paesaggio si muove ma la barca è ferma?", silenzio. La domanda diviene esistenziale e per conoscere la risposta il percorso è a ritroso, ma Nessuno ci aiuterà.
Scena memorabile: Blake stremato viene adagiato sulla piroga con l'accurezza sacrale dalla popolazione indio, verso la morte, verso l'oceano.
Bella recensione, mi trovo d'accordo sulle sfumature percepite.
RispondiEliminaUn viaggio, non più nella vivacità dei colori, tra vita e morte, dal bianco verso il nero.