Un capolavoro del genere thriller. Psycho di Alfred Hitchcock non ha bisogno di alcuna presentazione, è un film monumento all'originalità e alla nuova frontiera del cinema giallo. Girato con un budget ridottissimo, la pellicola del maestro britannico è un esempio di come la tecnica stilistica punti dritta sulle emozioni del pubblico, e come disse il buon Truffaut, questo film avrebbe potuto fare a meno anche del soggetto. La storia racconta della giovane Marion, donna intraprendente, che scappa dalla sua città con una grossa somma di denaro e si rifugia in un insolito motel, dove il suo destino si incrocerà con il proprietario Norman Bates. Una trama apparentemente scontata, ma cosa ha reso allora questo film un cult? L'approccio e il modo con cui gli attori si sono cimentati nell'idea di Hitchcock può rispondere alla domanda. Bravissimi nelle loro recitazioni, e parlo specialmente di Janet Leigh e Anthony Perkins, possiamo affrontare grazie a loro quello stato turbolento ed emotivo dell'inquietudine. Lo sguardo di Marion durante la fuga vibra di suspance, del possibile non ancora accaduto, si immerge e ci immerge in tutti quei pensieri infetti derivati dalle proprie azioni, che non cessano di perseguitarla. Allo stesso modo quello sguardo depravato di Bates, ci suggerisce che è meglio prendere le distanze dal personaggio e rimanere fedeli all'istinto, piuttosto che sprofondare ancora di più nel vorticoso precipizio della mente. Si rimane posseduti dal piacere di esplorare l'angoscia e tutti quegli stati d'animo correlati, uno scherzo raccapricciante che svela anche il leitmotiv principale del gradimento di quest'opera unica ed impareggiabile.
Criticato per la violenza mostrata, Psycho pervade i nostri sensi di quella vibrazione d'ansia che pochi altri registi hanno saputo trasmettere. La voglia di poter interagire con i personaggi è un elemento comune nello spettatore più sensibile, è strabiliante come Hitchcock abbia reso il pubblico osservatore dei fatti, ma anche giudice e testimone unico della realtà. Le inquadrature su alcune scene apportarono importanti innovazioni, quali la prospettiva geometrica degli spazi ridotti. Molte riprese (soprattutto quella famosa delle scale) allungano la prospettiva angolare della resa visiva, con lo scopo di rappresentare il conflitto interiore fra i personaggi e fra il pubblico che ne fa esperienza. Psycho è anche il primo film ad aver fatto incontrare cinema e psicologia. Norman Bates ha segnato la storia con quel suo incredibile personaggio: figlio della solitudine, ossessionato dalla madre, bugiardo per convenienza e maniaco di insane passioni. Sono molti i riferimenti alla personalità divisa, alla duplice identità e al simbolismo (lo specchio su tutti), elementi cari al regista (ricordiamoci de La donna che visse due volte) e ottimi ingredienti per creare un film che ci spinga verso un introspezione personale. Ad accompagnare i colpi di scena e alcune sequenze memorabili, una musica genialmente assillante rafforza il comparto visivo ed emotivo. Psycho è un vortice, una spirale che punta al centro della psiche, disorienta, sfianca e spaventa, un film diretto e reale come lo è la vita, è per questo forse che ci sentiamo di viverlo fino in fondo.
Scena memorabile: la sorella di Marion scopre la macabra verità in cantina...
Capolavoro assoluto, qui siamo sul podio dei migliori film del maestro britannico.
RispondiEliminabelle le tue impressioni sul film. stai recensendo dei capolavori...complimenti
RispondiEliminaSi Caligari, concordo a pieno con il tuo commento, una pietra miliare del brivido!
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