Eraserhead




La parola eraserhead in inglese indica la gomma da cancellare posta sopra la matita da disegno. Un termine che David Lynch porta con sè fin dalle prime sperimentazioni artistiche, quando iniziò a fare il pittore. Head però sta anche ad indicare la sommità, il vertice e la testa intesa come parte fisica del corpo. Guardando la locandina del film, la prima cosa che salta all'occhio è la stravagante capigliatura del protagonista (che Lynch porta tutt'ora). Un'analogia affascinante: il taglio dei capelli ha una crescita innaturale e conduce inevitabilmente per metafora al cancellino della matita. Ma i capelli crescono sulla cute e viene d'obbligo l'identificazione con la testa, sede del nostro intelletto. Anche il corpo, ideologicamente rappresentabile dalla matita, invita i più fantasiosi a raffigurare l'individuo come oggetto in grado di disegnare le proprie azioni e quindi la propria storia. Insomma, Lynch non ci mette molto ad iniziare il suo primo film con un linguaggio emblematico, originale ed estremamente introspettivo. Lo stesso regista ha scritto nel suo libro In acque profonde che Eraserhead rappresenta la sua opera più intima e spirituale. Un lavoro che gli è costato ben cinque anni di lavoro per la mancanza di fondi (messi poi di tasca propria) e di idee. Resta originale anche il modus operandi del cineasta: egli stesso ha dichiarato di sviluppare le proprie idee man mano che si manifestano, senza preconfigurarle e senza sapere quale sia il fine da trovare. Può sembrare un metodo ingenuo, ma questa costruzione artistica gli permette di vivere un genere tutto suo proiettandosi continuamente nel surreale. Il film inizia e procede senza fornire alcun punto di riferimento: lo spettatore è disorientato e annichilito da qualsiasi logica interpretativa. Il protagonista Henry (interpretato dal magico Pete di Twin Peaks) vive un'ordinaria quanto improbabile vita di coppia con la propria fidanzata, quando un giorno viene a sapere che questa teneva nascosto il feto del figlio avuto con lui. 






Girato completamente in bianco e nero, a mio parere il film ricorda Kubrick per la fotografia. Ogni inquadratura ricerca un particolare tipo di angolazione che mette in evidenza le simmetrie geometriche degli ambienti. Il magnifico comparto di illuminazione fa il resto (immancabile la luce intermittente). Ogni fotogramma viene esaltato dai vibranti effetti sonori e tutto si riduce ad uno stile minimalista, necessario a ribaltare il raziocinio ed esaltare ogni (apparente) assurdità. L'opera è quasi completamente girata in interni, con ambienti inquietanti che trasmettono angoscia. Le poche scene per gli esterni rivelano invece un decadente groviglio di industrie: ferri e ciminiere che iniettano aria colma di ruggine e solventi nei polmoni, un paesaggio malatamente disarmonico. Il rapporto umano è sgretolato, l'isolamento prevale macchinosamente sulle fibre celebrali che liberano oramai comportamenti ossessivi e sfoghi euforici. David Lynch ci consiglia di lasciarci trasportare dalle immagini come Ofelia nel fiume delle sensazioni per non subire l'influsso logico. Lo spettatore assiste al prodotto della sua mente libera da conformismi per un film d'avanguardia divenuto col tempo un cult. I temi della paternità, del rapporto di coppia e dell'identità sociale s'intrecciano fra di loro come i tubi di scarico della più comune delle fabbriche. L'universo umano e l'ignoto sono il vero interesse per Lynch. E se vogliamo capire cosa cancella la mente dobbiamo guardare alle responsabilità non prese. La voglia di evadere verso il paradiso dove "everything is fine" (come canta la donna dalle guance tumefatte) allude proprio all'incapacità di sostenere la realtà. La coscienza si proietta con un'effimera illusione nell'immaginario collettivo più comune, nel tentativo di nascondersi di fronte ai nostri sbagli. Eraserhead è un film carico di energia psichica, bisogna stare attenti a non farsi abbattere.






Scena memorabile: Senza dubbio la cena a casa della ragazza di Henry....

4 commenti:

  1. La rappresentazione perfetta di un incubo. Il Lynch più spirituale e (forse appunto per questa spiritualità ermetica), allo stesso tempo, il più disturbante e angoscioso. Un capolavoro senza tempo. Una sublime opera inquietante e, divinamente, (!) contorta.

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  2. Si si, contorto! Fascinosamente contorto! Penso che hai trovato il termine giusto per inquadrare il film! Grazie per il commento iki0840!

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  3. Bel post per un film pazzesco.
    Il capolavoro assoluto di Lynch!

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  4. finalmente ho capito perchè lynch mi ha sempre dato sui nervi. e devo dargliene merito. ecco lui ci scava dentro, scava e sconquassa, senza ritegno.
    lo spettatore ritrova la sua prima inquietudine, lo spaventoso irrazionale senza nome che lo tormentava nel buio da bambino, nascosto magari dentro una piccola scatola di legno. L'angoscia, il senso di abbandono e smarrimento che ci trasmette eraserhead proviene direttamente dai nostri incubi personali, secondo lynch troppo comodamente rimossi.Che dire di eraserhead...un iinferno meraviglioso, un capolavoro. ma ancora non posso fare a meno di chiedermi, (specialmente durante la scena del "taglio delle bende") "david perchè devi farci questo?"

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